Occorre premettere che la scelta di scrivere i numeri in cifre o in lettere è in linea di massima una preferenza stilistica, non un indice di correttezza: nessuna delle soluzioni è di per sé giusta o sbagliata, casomai più o meno adatta al contesto, al registro e alla funzione del testo. Le grammatiche e i vocabolari possono fornirci alcuni consigli in merito. Luca Serianni, nella sua Grammatica italiana (cfr. SERIANNI 1989), divide i numerali in quattro categorie principali: cardinali, ordinali, frazionari e moltiplicativi. A questi si aggiungono gli aggettivi e sostantivi numerativi. Riprendiamo, per questa scheda, la sua suddivisione.
Quando si sceglie di scrivere un numero in lettere, si ricordi che la grafia prevista è, tranne rare eccezioni, senza spazi: duecentodiecimila e non *duecento dieci mila. È meglio evitare la trascrizione in lettere quando si darebbe origine a una parola molto lunga e complessa; insomma, non creiamo “mostri” come sedicimilaottocentotrentasette, tranne ove espressamente richiesto (assegni, rogiti, ecc., nel qual caso serve come misura anticontraffazione): il criterio che dovrebbe guidarci è principalmente quello della leggibilità e della comprensibilità.
Nei testi si scrive in lettere, praticamente senza eccezioni, il numero zero, che indica l’assenza e che compare anche in espressioni come sparare a zero (derivante dall’espressione tecnica della balistica sparare ad alzo zero ossia con ‘alzo con angolo di 0°, per il tiro ravvicinato’),o zero via zero ‘assolutamente niente’(cfr. Carla Bazzanella, Numeri per parlare: da ‘quattro chiacchiere’ a ‘grazie mille’, Roma-Bari, Laterza, 2012, par. 3.1.1).
Serianni segnala che Boccaccio aveva inventato linesistente numerale millanta, oggi non molto usato, ma che ha dato origine al verbo millantare vantare infondatamente o esageratamente, ostentare sfacciatamente. Oggi, del resto, sui social network italiani si possono incontrare invenzioni giocose quali settordici(mila), diciassei o trentordici a indicare numeri molto alti e sempre, chiaramente, in contesti non formali.
Per finire, abbiamo i numerali moltiplicativi, che «indicano un valore due o più volte superiore a un altro: doppio, triplo, sestuplo ecc.» (Serianni VI. 6) e i sostantivi e aggettivi numerativi, che «derivano da numerali cardinali e ordinali, attraverso vari suffissi (-ina: decina, -enne: trentenne, -ario: novenario, ecc.) e con diversi significati» (Serianni VI. 7). Sul nostro sito è già pubblicata una scheda dedicata a unenne, duenne e treenne.
Il sistema a base 12, molto significativo dal punto di vista matematico perché divisibile per 2, 3, 4 e 6, e quindi teoricamente preferibile alla base 10 (numero con soli due divisori, 2 e 5), era usato dai sumeri e dagli assiro-babilonesi per misurare lunghezze, superfici, volumi, dai romani come unità di peso e come moneta (l’asse), dal sistema monetario del Regno Unito fino al passaggio al sistema decimale nel 1971, relativamente allo scellino che valeva 12 pence. Questo sistema è tuttora presente, ad esempio in alcune zone d’Italia, come unità di misura tradizionale (oncia, soldo, pollice, piede, braccio) e ha una persistenza significativa nella frequenza del termine dozzina in varie lingue.
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Dallinizio di Gennaio, nella sezione “Consulenza linguistica” del nostro sito sono pubblicate tre risposte a settimana, invece delle consuete due. Grazie allimpegno di accademici, redattori e collaboratori disponiamo di un buon numero di risposte pronte: avremo così modo di ridurre i tempi di attesa di coloro che si sono rivolti a noi.
La lettera informale
Come si scrive il numero in lettere?
Appendice:Tutti i numeri in lettere
– | 0-9 | 10-19 |
---|---|---|
5 | cinque | quindici |
6 | sei | sedici |
7 | sette | diciassette |
8 | otto | diciotto |
come si scrive 19 in lettere
Quando si sceglie di scrivere un numero in lettere, si ricordi che la grafia prevista è, tranne rare eccezioni, senza spazi: duecentodiecimila e non *duecento dieci mila. È meglio evitare la trascrizione in lettere quando si darebbe origine a una parola molto lunga e complessa; insomma, non creiamo “mostri” come sedicimilaottocentotrentasette, tranne ove espressamente richiesto (assegni, rogiti, ecc., nel qual caso serve come misura anticontraffazione): il criterio che dovrebbe guidarci è principalmente quello della leggibilità e della comprensibilità.
Il sistema a base 12, molto significativo dal punto di vista matematico perché divisibile per 2, 3, 4 e 6, e quindi teoricamente preferibile alla base 10 (numero con soli due divisori, 2 e 5), era usato dai sumeri e dagli assiro-babilonesi per misurare lunghezze, superfici, volumi, dai romani come unità di peso e come moneta (l’asse), dal sistema monetario del Regno Unito fino al passaggio al sistema decimale nel 1971, relativamente allo scellino che valeva 12 pence. Questo sistema è tuttora presente, ad esempio in alcune zone d’Italia, come unità di misura tradizionale (oncia, soldo, pollice, piede, braccio) e ha una persistenza significativa nella frequenza del termine dozzina in varie lingue.
Nei testi si scrive in lettere, praticamente senza eccezioni, il numero zero, che indica l’assenza e che compare anche in espressioni come sparare a zero (derivante dall’espressione tecnica della balistica sparare ad alzo zero ossia con ‘alzo con angolo di 0°, per il tiro ravvicinato’),o zero via zero ‘assolutamente niente’(cfr. Carla Bazzanella, Numeri per parlare: da ‘quattro chiacchiere’ a ‘grazie mille’, Roma-Bari, Laterza, 2012, par. 3.1.1).
Per finire, abbiamo i numerali moltiplicativi, che «indicano un valore due o più volte superiore a un altro: doppio, triplo, sestuplo ecc.» (Serianni VI. 6) e i sostantivi e aggettivi numerativi, che «derivano da numerali cardinali e ordinali, attraverso vari suffissi (-ina: decina, -enne: trentenne, -ario: novenario, ecc.) e con diversi significati» (Serianni VI. 7). Sul nostro sito è già pubblicata una scheda dedicata a unenne, duenne e treenne.
Dallinizio di Gennaio, nella sezione “Consulenza linguistica” del nostro sito sono pubblicate tre risposte a settimana, invece delle consuete due. Grazie allimpegno di accademici, redattori e collaboratori disponiamo di un buon numero di risposte pronte: avremo così modo di ridurre i tempi di attesa di coloro che si sono rivolti a noi.
Come si scrive diciassette anni?
A volte l’ordinale viene indicato nella forma mista 17esimo. Per indicare una persona che ha diciassette anni, anche in maniera approssimativa, si usa la parola composta diciassettenne. A volte si usa anche la grafia mista di cifre e lettere 17enne. Come aggettivo di solito si pone prima del nome.